di: Fernando Palestini
Leggevo qualche giorno fa sul mensile “Scarp de’ tennis” un intervista a Gino Strada fondatore di Emergency nella quale il medico chirurgo di guerra sosteneva che “le persone senza dimora andrebbero vaccinate prima di altre perché appartengono ad una delle fasce più deboli della popolazione. Ma non solo. Dovremmo farlo anche per una ragione sanitaria. Per il tipo di vita che conducono sono più esposti e quindi espongono anche gli altri ad un rischio maggiore”.
Mi sono tornate in mente le parole e l’appello di Papa Francesco nella settimana Santa perché tutti gli uomini devono avere accesso al vaccino senza che nessuno venga escluso dalla campagna di vaccinazione anti Covid-19 a causa della povertà ed anche le raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità affinché il vaccino sia reso disponibile anche ai paesi più poveri, ma per riuscire in questo intento occorre che gli Stati chiedano alle aziende produttrici di mettere a disposizione il know-how. E’ la solita contrapposizione tra il profitto di pochi ed il bene comune dove purtroppo quest’ultimo a causa dell’indifferenza e dell’egoismo dei più è costretto a soccombere.
Pochi giorni dopo il 22 aprile purtroppo è avvenuta l’ennesima tragedia dei migranti nel Mediterraneo con circa 130 morti nel silenzio ed omissione degli Stati europei e dell’Unione Europea con un rimpallo vergognoso di responsabilità e forse anche con l’indifferenza di tante persone purtroppo assuefatte a queste notizie e con la speculazione continua di alcune forze politiche. Il Papa ha lanciato un appello forte e addolorato parlando del “momento della vergogna per questa ennesima tragedia”, per la morte di chi per due giorni aveva “implorato invano aiuto: un aiuto che non è arrivato”.
Francesco aveva quindi chiesto preghiere per chi continua a morire nei naufragi, così come per chi può aiutare ma preferisce non farlo e guardare da un’altra parte. A queste parole del Papa aveva subito fatto riferimento la Conferenza episcopale siciliana, in un comunicato a firma di monsignor Antonio Stagliano’, vescovo di Noto e delegato delle chiese di Sicilia per i migranti, nel quale viene indicato come “soccorrere sia un dovere al quale non si può venire meno”. L’unica soluzione a questo dramma continuo resta l’apertura dei corridoi umanitari, un modello che la Comunità di S.Egidio a Trastevere sta portando avanti da tempo assieme a Caritas italiana ed alle Chiese evangeliche italiane e che sono stati aperti anche in Francia grazie ad un protocollo firmato tra Sant’Egidio e il governo di Parigi.
Anche la nostra Caritas Diocesana accogliendo l’invito di Papa Francesco mercoledì 28 aprile si è raccolta nel cortile della struttura per la celebrazione Eucaristica in memoria delle vittime del naufragio chiedendo al Signore un cuore aperto e disponibile per riconoscerci veramente fratelli tutti amati dal Padre e per poter essere segno tangibile della misericordia di Dio stimolando la nostra pastorale all’accoglienza ed all’integrazione di queste persone.