La festa dei popoli in preparazione alla giornata del migrante e del rifugiato.
Quanta bellezza offre il mare! Chi non ha contemplato lo spettacolo dell’aurora? Chi non ha trovato refrigerio per il proprio corpo nella calura estiva? Chi non è andato al porto ad ammirare la partenza o il ritorno delle barche dei nostri pescatori?
Il mare non conosce muri e confini se non quelli stabiliti dagli stati per definire le acque territoriali. Eppure il nostro Mediterraneo, il mare dei tre continenti, delle tre religioni monoteiste, delle cento culture, del clima più piacevole, del cielo più azzurro, da un po’ di tempo, sta diventando un grande cimitero.
E mentre i nostri camposanti li visitiamo portando un fiore e recitando una preghiera, su questi tristi fondali regna una grande indifferenza. I nostri marinai, che conoscono la dura fatica del pescare e i tanti pericoli di chi solca le onde, sanno che si soccorre sempre chiunque rischia di annegare! Abbiamo dimenticato, anche noi credenti, che siamo “fratelli tutti”, che il sogno dell’Altissimo è un mondo in cui non ci siano più “gli altri” ma un grande “noi”.
Scrive papa Francesco nel Messaggio per la Giornata mondiale del Migrante e del Rifugiato 2021: “I nazionalismi chiusi e aggressivi (cfr Fratelli tutti 11) e l’individualismo radicale (cfr Ibid 105) sgretolano o dividono il noi , tanto nel mondo quanto all’interno della Chiesa. E il prezzo più alto lo pagano coloro che più facilmente possono diventare gli altri: gli stranieri, i migranti, gli emarginati, che abitano le periferie esistenziali. In realtà siamo tutti sulla stessa barca e siamo chiamati ad impegnarci perchè non ci siano più gli altri, ma solo un noi, grande come l’intera umanità”.
Occorre davvero che la Chiesa diventi sempre più cattolica cioè universale e questo mondo sempre più inclusivo, capace di riscoprire e di vivere la cultura dell’accoglienza e della solidarietà.
E’ bella l’immagine del ponte, che ha usato il papa nell’incontro con i rappresentanti del consiglio ecumenico delle chiese e alcune comunità ebraiche dell’Ungheria, pensando al ponte che unisce la citta di Budapest: “Esso è sorretto da grandi catene formate da tanti anelli. Siamo noi questi anelli e ogni anello è fondamentale, perciò non possiamo più vivere nel sospetto e nell’ignoranza, distanti e discordi“. In nome del Dio dell’alleanza bisogna evitare le logiche dell’isolamento e degli interessi di parte. “Non alleanze con qualcuno a discapito di altri, ma persone e comunità che siano ponti di comunione con tutti” (Cfr discorso 12.09.2021).
Nella nostra diocesi ci prepariamo alla celebrazione della Giornata mondiale del Migrante e del Rifugiato che cade il prossimo 26 settembre con una “Festa dei popoli”, voluta dall’Ufficio Migrantes e dalla Caritas, che si terrà in Cattedrale, venerdì 17 settembre 2021 alle ore 21.00. Vogliamo vivere una serata di incontro, di condivisione, di festa tra le diverse etnie e religioni perché anche nel nostro territorio si realizzi quella “convivialità delle differenze” di cui parla don Tonino Bello.
“Il profeta Gioele preannunciava il futuro messianico come un tempo di sogni e di visioni ispirati dallo Spirito: «Io effonderò il mio spirito sopra ogni uomo e diverranno profeti i vostri figli e le vostre figlie; i vostri anziani faranno sogni, i vostri giovani avranno visioni» (3,1). Siamo chiamati a sognare insieme. Non dobbiamo aver paura di sognare e di farlo insieme come un’unica umanità, come compagni dello stesso viaggio, come figli e figlie di questa stessa terra che è la nostra Casa comune, tutti sorelle e fratelli (cfr Enc. Fratelli tutti 8)” (papa Francesco, Messaggio per la Giornata mondiale del Migrante e del Rifugiato 2021.)