VIDE CHE ERA BELLO – LETTERA DALLA CARITAS OTTOBRE 2017
“Quando mi avvicino alla bellezza
è come se tornassi alla sorgente
che mi ha donato il primo sorso di vita,
all’essenza profonda delle cose”
(don Luigi Verdi)
La storia narrata dal libro dell’Esodo è piena di lamenti e di grida, di sudore e di sangue, di ingiustizie e di stenti, eppure tra le righe si rintracciano anche racconti di amori e gesti di generosità, capaci di far sbocciare la vita dentro orizzonti di morte. Nel secondo capitolo si legge: “Un uomo della famiglia di Levi andò a prendere in moglie una discendente di Levi. La donna concepì e partorì un figlio; vide che era bello e lo tenne nascosto per tre mesi. Ma non potendo tenerlo nascosto più oltre, prese per lui un cestello di papiro, lo spalmò di bitume e di pece, vi adagiò il bambino e lo depose fra i giunchi sulla riva del Nilo” (Es. 2,1-2)
E’ interessante notare un particolare: di Mosè si dice che la madre “vide che era bello”! Questa espressione evoca il racconto della creazione e ricorda anche a noi che tutte le creature che escono dalla mano di Dio sono belle (cfr. Gen. 1,31). La vita è sempre bella: quando sboccia sotto il cuore della madre, quando cresce nel grembo della terra e anche quando si incammina verso il tramonto per approdare in cielo. Ed è bella la vita di tutti, anche quando è ferita o trasandata.
Ora chi nota questa bellezza, la custodisce, la difende e la protegge sono tre figure femminili: una madre, una sorella e una figlia del faraone. In queste donne sembra di scorgere la Chiesa, da sempre impegnata a portare splendore dentro un mondo che sembra arrendersi alla bruttezza.
Alla Caritas siamo convinti che la bellezza è ovunque, se la si cerca, ed è per tutti, se solo si apre lo sguardo. Ne basta una scintilla per accendere il fuoco di una rinascita. Ecco perché da qualche tempo coviamo un sogno: fare della Caritas non solo il luogo che raccoglie bisogni e paure, ma anche sogni e risorse.
Per vivere non basta un piatto di pasta né un vestito, occorre anche affetto e dignità. Scriveva Fedor Dostoevskij: “Sappiate che l’umanità può fare a meno degli inglesi, che può fare a meno della Germania, niente è più facile da parte sua che fare a meno degli americani, che per vivere non ha bisogno di scienza, ne di altro, ma che soltanto la bellezza le è indispensabile, perché senza bellezza non ci sarà più niente da fare in questo mondo, qui è tutto il segreto, tutta la storia è qui”.
Ed allora vorremmo aprire dei “laboratori dei talenti” ma abbiamo bisogno di animatori ed in particolare di artisti! Lanciamo un appello a pittori, attori, musicisti, scrittori, artigiani….perché vengano a tirar fuori ‘bellezza’.
Papa Francesco ha indetto per il prossimo 19 novembre la I giornata mondiale dei poveri, desideriamo celebrarla, non solo con alcune iniziative in diocesi e nelle parrocchie, ma anche aprendo ‘Botteghe dell’arte’ all’insegna della gratuità e del coinvolgimento di tutti.
Quando qualcuno arriva nella nostra città lo si accompagna a fare una passeggiata al molo per ammirare la bellezza del mare o al Torrione per conoscere la nostra storia, il nostro sogno è che la Caritas diventi un luogo da visitare come la casa della Bellezza figlia del fango e del soffio di Dio.
Forse è solo un sogno…eppure se vogliamo, insieme, possiamo farlo diventare realtà!
La Caritas diocesana.
Chiunque è disponibile a collaborare può rivolgersi alla Caritas Diocesana via Madonna della Pietà,111 – San Benedetto del Tronto.