SOLO COSI SI PUO’ ANDARE

Lettera dalla Caritas mese di giugno 2020

Carissimi, in questi giorni in cui siamo stati costretti a fermarci, ho cercato di dedicare un po’ di tempo alla lettura. Vi confesso che sulla scrivania c’è ancora un mucchio di libri in attesa, ma mi è capitato di avere sottomano alcuni scritti di S. Madre Teresa di Calcutta. Mi piace condividere con voi queste poche righe: “Nel 1973 la nostra congregazione decise di fare Adorazione un’ora ogni giorno. Da quel momento il nostro amore per Gesù è diventato più intimo, il nostro amore reciproco più comprensivo, il nostro amore per i poveri più misericordioso, e abbiamo visto raddoppiare il numero delle vocazioni…. È questa una grande sorpresa per me: siamo, infatti tutte e ciascuna molto occupate; abbiamo tante cosa da fare per la nostra gente. Eppure quest’ora di adorazione non è un’ora sottratta al lavoro per i poveri. Facciamo tutte le nostre ore di servizio pieno per i poveri. Quest’ora di adorazione trascorsa davanti a Gesù non toglie nulla al nostro sevizio. Ci ha avvicinate le une alle altre, ha intensificato il nostro amore verso i poveri, ha reso la presenza di Cristo più viva, più reale, qualcosa che veramente ci unisce…. Senza almeno due ore di adorazione dell’Eucarestia non si può andare dai poveri”

Vi confesso che mi è sempre difficile riservare del tempo alla preghiera ed in modo particolare all’adorazione. Conservo nella memoria un passaggio dell’omelia di Papa Benedetto XVI nella spianata di Marienfeld a Colonia, durante la GMG dell’agosto 2005. Egli spiegò il significato di adorazione a partire dalla lingua greca, come una proskynesis, “il gesto della sottomissione, il riconoscimento di Dio come nostra vera misura, la cui norma accettiamo di seguire”, e dalla lingua latina, come ad – oratio “contatto bocca a bocca, bacio, abbraccio e quindi in fondo amore”. Adorare: riconoscere Dio e baciarlo, abbracciarlo! Forse non c’è cosa più bella che si può fare! Anzi mi convinco sempre di più che è la condizione indispensabile per servire alla Caritas.

Il pensiero va alla celebrazione, in questo mese di giugno, della festa del Corpus Domini. Molti cristiani hanno vissuto davvero con sofferenza la privazione dell’Eucaristia durante il tempo della pandemia, anche se in realtà non ci è stata tolta la possibilità di incontrare Cristo, nella Parola come nei poveri. Ora ci è stata data l’opportunità di tornare in Chiesa e possiamo fermarci ed adorare. Come insegna Madre Teresa da questo riconoscimento di Dio, da questo contatto che sa di bacio, di abbraccio, nasce la forza per accostare lo stesso Gesù nei fratelli e nelle sorelle che, come il Crocifisso, continuano a gridare “Ho sete”. Sete di un’acqua che, non si vende né si compra, ma si attinge al costato aperto di Cristo, per poterla poi donare.

Ed allora vorrei proporre a me e a voi, in questo momento in cui ci poniamo tanti interrogativi di fronte all’emergenza, non solo sanitaria, ma anche economica ed umana, di ripartire da qui con le nostre Caritas, dall’incontro con Gesù nell’Eucaristia per poi ritrovarlo, riconoscerlo ed adorarlo nella carne sofferente di chi ci sta attorno. Potremmo mettere in calendario, durante la settimana, per i volontari Caritas, la partecipazione all’Eucaristia oppure un’ora di adorazione, anche organizzando dei turni, per meglio accompagnare quanti incontriamo nei nostri centri d’ascolto, a volte disperati, per la situazione che stanno vivendo.

Se ci lasceremo raggiungere da Colui che ama per primo ed in maniera gratuita, perennemente grati, impareremo, un po’ alla volta, ad amare e vedremo crescere in noi la comunione e l’apertura, anche verso chi viene considerato semplicemente uno scarto. E non vedremo più qualcuno premere col ginocchio sulla gola di un altro uomo, di diverso colore, fino a farlo morire.

P.S. Con tristezza mi capita di vedere post e foto sui social di fratelli sempre pronti a sputare sentenze e a giudicare chi, per tanti motivi, vive ai margini della società, fuori dall’accampamento della ‘gente per bene’ o che tale si ritiene, magari schiavi di qualche dipendenza. Perché non provare ad invitarli a venire con noi in Chiesa, davanti al Signore? Chi si mette, con verità ed umiltà, di fronte alla Parola e all’Eucaristia, non cadrà in facili giudizi, ma diventerà capace di amare anche chi, umanamente, non è così amabile!