“Se certe volte Dio non sembra aiutarci, ciò non significa che ci abbia abbandonati,
ma che si fida di noi, di quello che possiamo progettare, inventare, trovare”
(Patris Corde)
Carissimi,
Iniziamo il tempo della Quaresima, in questa perdurante situazione di pandemia, come una nuova occasione che il Signore, crocifisso e risorto, ci offre per “fare pasqua”, per passare dalla morte alla vita. Certamente è faticoso scoprire le opportunità di vita nuova, nascoste all’interno di questi mesi, ma “peggio di questa crisi c’è solo il dramma di sprecarla, chiudendoci in noi stessi” (Papa Francesco)
I dati che registriamo nelle nostre Caritas danno una situazione allarmante, derivata non solo dalla crisi economica dovuta alla pandemia, ma anche dalla solitudine, dall’isolamento sociale, dall’aumento delle malattie legate al disagio mentale, dalle nuove povertà. Le categorie che maggiormente ci interpellano sono soprattutto i malati, i giovani, gli anziani, i disabili, i senza fissa dimora, le famiglie ridotte in povertà dalla crisi.
Se davvero siamo “fratelli tutti”, come il buon samaritano occorre che ci prendiamo responsabilmente e maggiormente cura gli uni degli altri, soprattutto di quanti la società considera come ‘scarto’, superando quel clima di generale indifferenza che ci distoglie dal riconoscerci tutti “sulla stessa barca”.
Tante sono state le “iniziative di carità” realizzate da singoli e comunità, segno di una Chiesa che intende farsi compagna di strada, spargendo “se
gni di speranza”, attraverso gesti concreti di vicinanza e di fraternità, di solidarietà e amicizia sociale.
Ora, incamminati verso la Pasqua, sollecitati dalla situazione che stiamo vivendo, forse la cosa più importante, prima ancora di raccogliere offerte, frutto del digiuno quaresimale, è necessario far crescere la carità dentro le nostre comunità cristiane. Questo è il tempo di mettere in gioco tutta la creatività di cui siamo capaci, per tessere relazioni di fraternità, per ridare concretezza a certe parole come tenerezza, ascolto, coraggio, accoglienza, dono di sè.
Se è necessario il distanziamento fisico per evitare il contagio, indispensabile è evitare quello sociale perché senza relazioni si muore!
Le offerte che raccoglieremo poi, nella quarta domenica di quaresima, verranno utilizzate per due emergenze del momento: la perdita del lavoro e la condizione disumana degli immigrati sulla rotta balcanica.
A conclusione condividiamo la testimonianza di Suor Vittoria sulla bellezza dell’accoglienza: “Stare costantemente con i ragazzi presso il centro Caritas è una delle esperienze più belle che sto vivendo. Con il passare del tempo i volti di questi ragazzi diventano, ogni giorno sempre più familiari, e ciò mi aiuta ad alleviare la mancanza che ogni tanto sento del mio paese, l’India. Si può dire che nella Caritas ci passa il mondo ed è vero, poiché vi sono persone che provengono da ogni parte, da Oriente a Occidente. Apparteniamo tutti a culture diverse, parliamo lingue diverse e abbiamo religioni diverse, ma nonostante tutto riusciamo a capirci nel profondo, anche se alle volte non mancano delle incomprensioni che, tuttavia, riusciamo a superare.
Ho capito che la vera bellezza passa attraverso la comprensione dell’altro, anche se in un primo momento non è affatto facile, e qui sta la vera sfida. In fondo siamo tutti figli di Dio e siamo tutti diversi all’apparenza, ma uguali nella sostanza.”
La Caritas diocesana