Pubblichiamo il messaggio del parroco, don Dino Pirri, alla comunità parrocchiale “Madonna della Speranza” a Grottammare, sulla questione dei profughi e sui fenomeni migratori nel nostro paese.
Questa settimana abbiamo saputo della morte in mare di altre 170 persone, tra cui donne incinta e bambini, che cercavano una vita migliore, forse soltanto una possibilità di vita. Di molti altri non sapremo mai.
Oggi la Parola del profeta Isaia è risuonata nella nostra assemblea domenicale:
Per amore di Sion non tacerò,
per amore di Gerusalemme non mi concederò riposo,
finché non sorga come aurora la sua giustizia
e la sua salvezza non risplenda come lampada. (62,1)
Allora noi cristiani, per amore del Vangelo, non possiamo più tacere. Per amore del Signore non possiamo fare finta di niente. Per amore della Giustizia e della Verità, non possiamo dare ascolto a quelli che vorrebbero convincerci che di queste persone non dobbiamo occuparci. Non possiamo ritenere, come cristiani salvati dalla Misericordia del Padre, che per questi nostri fratelli e sorelle, per i quali Gesù Cristo è morto sulla Croce, versando il Suo Sangue e offrendo il Suo Corpo, ora noi non possiamo fare niente.
Sono convinto che, quando moriremo e andremo davanti al giudizio di Dio, di questo ci sarà chiesto conto, prima ancora delle quantità di preghiere dette, dei fioretti fatti, delle devozioni assolte: se davanti ai miseri della terra e ai senza diritti, noi abbiamo avuto pietà e compassione. Forse non ci sarà chiesto conto del fatto che abbiamo contribuito all’impoverimento di questa gente, attraverso secoli di colonizzazione e sfruttamento, né se abbiamo risolto i loro problemi, né quanti ne abbiamo accolti in casa nostra. Ma saremo interrogati dalla Giustizia di Dio: se abbiamo avuto, almeno, pietà e compassione di loro.
Alcuni, che forse vanno anche in chiesa frequentemente, pensano che queste morti siano necessarie. Che in fin dei conti se la sono cercata. Che li dobbiamo respingere, perché sono un pericolo. “Che ci sono andati a fare in mare? Peggio per loro”. Il Signore della Vita ci chiederà conto di questo. E coloro che pensano il contrario, entrino in chiesa con molta cautela.
Domenica prossima, celebreremo l’eucaristia, pregando per i profughi e gli esuli:
O Dio, Padre di tutti gli uomini,
per te nessuno è straniero,
nessuno è escluso dalla tua paternità;
guarda con amore i profughi, gli esuli,
le vittime della segregazione,
e i bambini abbandonati e indifesi,
perché sia dato a tutti il calore di una casa e di una patria
e a noi un cuore sensibile e generoso verso i poveri e gli oppressi. (Dalla liturgia)
Anche se non possiamo fare niente per risolvere questioni complesse, che spetta risolvere ad altri, almeno continuiamo a non tacere nella preghiera e a distinguerci nella compassione. La preghiera e la compassione, senza dare ascolto alle menzogne sulla sicurezza, sulle invasioni, sul commercio di esseri umani. Poiché non c’è sicurezza per nessuno in un mondo in cui i poveri e i deboli sono dimenticati. Poiché la vera invasione è quella dell’egoismo e dell’individualismo, della “cultura dello scarto” contro le nostre sane tradizioni cristiane di accoglienza, di solidarietà, di fraternità. Perché il vero commercio di esseri umani avviene quando, guardando il volto di chi ci sta davanti, non vediamo più una persona, ma un problema, un ostacolo, un nemico, un oggetto da usare.
Noi crediamo alla Parola del Signore e a Lui affidiamo la nostra vita e ogni nostra speranza. Non ad altri. Noi non siamo quelli che “tirano diritto”, ma che camminano dietro al Signore Gesù e accanto al prossimo. E coloro che dicono che il Vangelo è il vangelo, ma la vita è un’altra cosa, smettano di considerarsi cristiani, subito. Probabilmente a questa contraddizione si riferiva Gesù, quando disse: “qualunque peccato e bestemmia verrà perdonata agli uomini, ma la bestemmia contro lo Spirito non verrà perdonata” (Mt 12,31).
Di fronte ai poveri, noi non possiamo più tacere. Di fronte ai senza diritti, noi non possiamo più tacere. Di fronte alla morte degli innocenti, noi non possiamo più tacere.
Signore, suscita in noi uno spirito nuovo
di umana comprensione e di ospitalità evangelica,
perché se non impariamo a condividere nella carità i beni della terra,
neppure meriteremo di essere ammessi ai beni del Cielo.