LASCIATE! BASTA COSÌ!

Il tempo pasquale ci fa sentire ancora di più l’intreccio tra la nostra storia e quella di Gesù. Come Cristo, a volte sperimentiamo cammini festosi, tra rami di ulivo e canti di gioia, in altri momenti ci sentiamo avvolti dalle tenebre, soli e abbandonati. Ultimamente abbiamo visto tante lacrime rigare il volto di tante persone costrette a subire una terribile guerra o a fuggire dalla propria terra per salvare la vita.

Alla vigilia di Pasqua, nella mattinata di sabato 16 aprile, il Vescovo Carlo incontrerà presso la Caritas diocesana le famiglie ucraine accolte nella nostra Diocesi. Un piccolo segno di vicinanza e fraternità della nostra Chiesa in questi giorni segnati tanta distruzione, violenza e morte.

Sentiamo ancora risuonare le strane parole di Gesù, ascoltate nel vangelo della passione: “inizia ora un tempo diverso dagli altri. Inizia la lotta per cui ci siamo preparati da tempo. Chi ha una borsa o una sacca le prenda con sé. E chi non ha una spada, venda il mantello e ne compri una”. Sembrerebbe l’annuncio dell’inizio di una guerra, ma in realtà Gesù rifiuta di lasciarsi difendere dalla spada: “Allora quelli che erano con lui, vedendo ciò che stava per accadere, dissero: «Signore, dobbiamo colpire con la spada?». E uno di loro colpì il servo del sommo sacerdote e gli staccò l’orecchio destro. Ma Gesù intervenne dicendo: «Lasciate! Basta così!». E, toccandogli l’orecchio, lo guarì”. 

Nella notte del mondo, tra quegli ulivi, che da sempre parlano di pace, il Signore Gesù ci invita davvero a combattere, ma non una guerra contro qualcuno che contamina anche il creato, distrugge l’opera dell’uomo, semina dolore e morte tra fratelli e sorelle, ma una battaglia contro qualcosa: la menzogna, l’ingiustizia, la violenza, il razzismo.

Purtroppo rimane inascoltata la voce di papa Francesco che qualche giorno fa ricordava come: “La vera risposta dunque non sono altre armi, altre sanzioni. Io mi sono vergognato quando ho letto che non so, un gruppo di Stati si sono impegnati a spendere il due per cento, credo, o il due per mille del Pil nell’acquisto di armi, come risposta a questo che sta succedendo adesso. La pazzia! La vera risposta, come ho detto, non sono altre armi, altre sanzioni, altre alleanze politico-militari, ma un’altra impostazione, un modo diverso di governare il mondo ormai globalizzato – non facendo vedere i denti, come adesso –, un modo diverso di impostare le relazioni internazionali. Il modello della cura è già in atto, grazie a Dio, ma purtroppo è ancora sottomesso a quello del potere economico-tecnocratico-militare (Al CIF 24.03.2022).

Quest’anno abbiamo più che mai bisogno di “fare Pasqua”, di passare dalla guerra alla pace, dalla schiavitù alla libertà, dalla morte alla vita. Abbiamo bisogno di riascoltare le parole del profeta antico: “Spezzeranno le loro spade e ne faranno aratri, delle loro lance faranno falci; una nazione non alzerà più la spada contro un’altra nazione, non impareranno più l’arte della guerra (Is 2,4).

Passi il Signore risorto per dire anche a noi: «Lasciate! Basta così!».  Stenda ancora la sua mano capace di guarire sui corpi dei piccoli, degli anziani, dei giovani militari feriti. Risvegli la coscienza di chi continua ad eseguire gli ordini di uccidere dei fratelli e delle sorelle. Porti con se in paradiso i tanti, troppi, morti dei nostri conflitti.

Sarebbe davvero bello andare insieme al Signore sotto quegli ulivi, che continuano a parlare di pace, per raccogliere i frutti di questa pianta ed avere l’olio: come samaritani, senza voltarci dall’altra parte, ci piegheremo e lo verseremo sulle ferite di tutti coloro che, le piccole e grandi guerre, lasciano tramortiti a terra.